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Non c’è nessun motivo scientifico per limitare a 10 anni la durata massima della crioconservazione degli ovociti. A sottolinearlo è stato il Segretario alla Salute del Governo britannico, Sajid Javid. Attualmente nel Regno Unito il limite massimo per la crioconservazione delle cellule germinali femminili è fissato proprio a 10 anni; prossimamente, però, la normativa in vigore sarà modificata per consentire la conservazione degli ovociti congelati fino a 55 anni.

La crioconservazione degli ovociti

I motivi per cui una donna può decidere di ricorrere alla crioconservazione degli ovociti sono più di uno. Da un lato, è possibile scegliere di congelare i propri ovociti a causa di problematiche mediche, come la necessità di sottoporsi a terapie che potrebbero compromettere la fertilità (per esempio alcuni trattamenti radioterapici) o le avvisaglie di una menopausa precoce. Dall’altro, sempre più donne ricorrono al cosiddetto social freezing, ossia scelgono di criopreservare i propri ovociti per motivi “sociali” (per esempio perché al momento non hanno un partner con cui poter pensare di avere dei figli, oppure perché decidono di posticipare una gravidanza perché al momento non avrebbero le risorse economiche per crescere un figlio o perché vogliono dedicarsi a tempo pieno alla propria carriera).

In entrambi i casi, donne più giovani hanno la possibilità di congelare ovociti più giovani e, quindi, di migliore qualità. Infatti ogni donna nasce con una riserva di ovociti definita; tanto più passano gli anni tanto più questa riserva ovarica si riduce, gli ovociti invecchiano insieme a lei e i problemi di fertilità possono aumentare di conseguenza.

Le normative sulla crioconservazione degli ovociti

La normative sulla crioconservazione degli ovociti variano a seconda dello Stato in cui ci si trova. In Italia non c’è un limite massimo di tempo oltre il quale gli ovociti congelati devono essere eliminati. In altre nazioni, i limiti riguardano le circostanze in cui si può ricorrere alla crioconservazione. Negli Emirati Arabi, per esempio, è una pratica legale solo nel caso delle donne sposate e delle donne a rischio elevato di infertilità.

Nel Regno Unito, invece, la normativa ha a lungo previsto che solo gli ovociti congelati per motivi medici potessero essere conservati a lungo termine (fino a 55 anni). Quelli criopreservati nell’ottica del social freezing potevano invece essere conservati solo per un massimo di 10 anni. Da tempo, però, si discuteva su quanto questo limite avesse senso; ora, le autorità sembrano essersi decise a eliminarlo perché, come sottolineato da Javid, si tratta di un limite «fortemente restrittivo».

In effetti le evidenze scientifiche a disposizione indicano che le tecniche di congelamento più moderne consentono di criconservare gli ovociti senza limiti di tempo, senza che la loro qualità ne risenta. Al contrario, imporre un limite di 10 anni costringerebbe le donne che hanno conservato i loro ovociti in giovane età, che non intendono utilizzarli prima della scadenza imposta e che vogliono mantenere una scorta di ovociti congelati, a sottoporsi a un nuovo prelievo. I nuovi ovociti prelevati sarebbero però meno giovani rispetto a quelli congelati in precedenza. In altre parole, il limite dei 10 anni potrebbe ridurre, senza alcuna valida ragione, la possibilità di ottenere una gravidanza utilizzando gli ovociti criopreservati.

L’importanza delle evidenze scientifiche

Dati i costi da sostenere per la crioconservazione degli ovociti, è fondamentale che gli enti e le aziende che offrono tale possibilità basino la loro offerta su evidenze scientifiche, senza proporre la crioconservazione di materiale biologico che al momento del bisogno non sarebbe utilizzabile. È questo l’approccio scelto anche da Bioscience Institute, per esempio, nella conservazione delle cellule staminali presenti nel sangue del cordone ombelicale.

Da un lato, la crioconservazione presso la biobanca di Bioscience Institute prevede il versamento di un canone annuo destinato al mantenimento del materiale biologico. Questa quota garantisce, anno per anno, la copertura dei costi necessari per la conservazione. Al contrario, questa copertura potrebbe non essere garantita dalle aziende che prevedono di finanziare la conservazione dei campioni già presenti nelle biobanche con gli incassi derivanti dal pagamento della procedura di crioconservazione da parte di nuovi clienti (si veda quanto successo nel caso della banca svizzera di staminali del cordone ombelicale fallita nel 2019).

Dall’altro, Bioscience Institute consente di prolungare il contratto oltre i primi 20 anni previsti solo sulla base di prove scientifiche che dimostrino che farlo abbia davvero un senso.

Per maggiori informazioni sull’attività della biobanca di Bioscience Institute visita la pagina web dedicata o contattaci all’indirizzo email info@bioinst.com o al Numero Verde 800 690 914. I nostri biologi risponderanno alle tue domande senza alcun impegno da parte tua.

Fonti

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