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Valutazione dell’equilibrio del sistema immunitario

La salute è continuamente messa alla prova da fattori esterni come traumi, agenti biologici e sostanze chimiche. Il sistema immunitario aiuta a contrastare queste minacce, ma lo scorrere degli anni può compromettere il suo funzionamento.

Il lento declino delle difese dell’organismo inizia molto prima di quanto si potrebbe credere. Promuovere l’equilibrio del sistema immunitario, ripristinando, se necessario, un profilo antinfiammatorio, aiuta a contrastare la comparsa delle malattie degenerative, infiammatorie e tumorali tipicamente associate all’avanzare dell’età.

IMMUNEBALANCE è il test di Bioscience Institute che permette di intercettare i segnali dell’invecchiamento delle difese immunitarie a qualsiasi età, anche quando si è in uno stato di salute apparentemente buono, per una prevenzione attiva dei problemi di salute promossi dallo scorrere degli anni.

Il sistema immunitario

Il sistema immunitario è l’arma naturale dell’organismo contro le malattie. La prima linea di difesa è formata dalle cellule dell’immunità innata (come i monociti e cellule NK), che forniscono una protezione aspecifica e incompleta, ma rapida e indispensabile nell’attesa che si stabilisca la cosiddetta immunità acquisita (in cui sono coinvolti linfociti T, linfociti B e cellule NK). L’immunità acquisita richiede più tempo per rispondere alle minacce per la salute, ma è altamente specifica e permanente.

Le cellule dell’immunità acquisita rispondono all’ambiente infiammatorio generato dall’immunità innata. Una volta portato a termine il loro lavoro, la maggior parte di queste cellule muore, lasciando però dietro di loro le cosiddette cellule della memoria, in grado di proteggere l’organismo in modo rapido e specifico nel momento in cui dovesse essere nuovamente aggredito dalla stessa minaccia.

I linfociti della memoria possono sopravvivere per decenni. Il sistema immunitario tende però a mantenere pressoché costante il numero totale di linfociti T nel sangue. Di conseguenza, stimolazioni continue del sistema immunitario possono ridurre significativamente lo spazio per nuovi linfociti e, quindi, la capacità di reagire a nuove minacce. È questo quello che succede, per esempio, in presenza di infezioni virali croniche, come quella da Citomegalovirus (CMV).

Linfociti T, linfociti B e cellule NK

I linfociti T sono globuli bianchi che partecipano all’immunità acquisita. In particolare, i linfociti T CD4+ reagiscono alla presenza di batteri, funghi e virus attivando e reclutando altre cellule immunitarie. I linfociti T CD8+, invece, riconoscono e uccidono direttamente le cellule infettate dai virus e le cellule tumorali.

I linfociti B sono, invece, le cellule immunitarie responsabili della produzione di anticorpi. Inoltre possono svolgere un ruolo nell’attivazione dei linfociti T e secernono sostanze in grado di modulare l’infiammazione.

Anche le cellule NK (Natural Killer) possono attivare altre cellule immunitarie e produrre molecole che controllano l’infiammazione. Coinvolte sia nell’immunità innata sia in quella acquisita, possono distruggere cellule infettate da virus e cellule tumorali.

Monociti, macrofagi e cellule dendritiche

Prodotti nel midollo osseo, i monociti circolano nel sangue, attraverso cui possono raggiungere tessuti danneggiati o infettati, e possono differenziarsi in macrofagi e cellule dendritiche.

Una volta attivati, controllano l’infiammazione sia promuovendola, sia risolvendola. Inoltre possono inglobare cellule o sostanze tossiche da eliminare.

Vitamina D e sistema immunitario

La vitamina D è un pro-ormone fondamentale per promuovere il buon funzionamento del sistema immunitario. La sua azione è complessa e coinvolge sia l’immunità innata sia l’immunità acquisita. Il risultato è la promozione di uno stato di maggiore tollerogenicità

  • Nei monociti svolge un’azione antiossidante, inibisce la produzione di molecole infiammatorie e sembra regolare la risposta agli antigeni a livello epigenetico. 
  • Nei macrofagi media la produzione di molecole antimicrobiche ed esercita un’azione antinfiammatoria. 
  • Nelle cellule dendritiche modula la produzione di molecole coinvolte nell’infiammazione. 
  • Regola l’attività delle cellule NK.
  • Agisce su altri globuli bianchi, i neutrofili, riducendo il rischio di reazioni autoimmuni e di danni indotti dai patogeni.

Influenza l’attività di linfociti B e T, promuovendo l’aumento di molecole antinfiammatorie e la riduzione di molecole proinfiammatorie, della risposta immunitaria e delle reazioni autoimmuni.

Perché valutare l’equilibrio del sistema immunitario

L’invecchiamento del sistema immunitario riduce gli anni di vecchiaia vissuti in salute, senza malattie croniche e disabilità.

Non tutte le persone invecchiano nello stesso modo. Tutto dipende dalle sollecitazioni cui viene sottoposto il sistema immunitario nel corso della vita. Ancora più importante, uno stato di salute apparentemente normale potrebbe nascondere variazioni nei livelli delle cellule immunitarie che possono rappresentare il campanello d’allarme di due condizioni strettamente associate ai problemi di salute tipici dell’età avanzata: l’inflammaging e l’immunosenescenza.

Valutare l’equilibrio del sistema immunitario permette di intercettare il suo invecchiamento prima che questo abbia conseguenze significative per lo stato di salute.

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Sistema immunitario e invecchiamento

Il sistema immunitario è continuamente sottoposto a sollecitazioni. Con l’avanzare dell’età questo fenomeno, unito agli effetti di anni di esposizione allo stress ossidativo, promuove il cosiddetto inflammaging, uno stato di infiammazione di basso grado tipico dell’invecchiamento.

L’inflammaging è associato a pressoché tutti i problemi di salute tipici dell’età avanzata, come le patologie cardiometaboliche e le malattie neurodegenerative. Ad esso si aggiunge il declino delle difese immunitarie – un fenomeno, noto come immunosenescenza, associato a un aumento della mortalità.

Considerata uno dei meccanismi alla base del legame tra invecchiamento e patologie che coinvolgono il sistema immunitario (come le malattie autoimmuni e i tumori), l’immunosenescenza compromette la capacità di rispondere a nuove minacce, aumentando così la suscettibilità alle infezioni. Inoltre è associata a un incremento della produzione di autoanticorpi – da cui deriva la tendenza a sviluppare patologie autoimmuni.

Anche i meccanismi protettivi attivati dall’esposizione allo stress ossidativo possono diventare meno efficienti. Il risultato è l’accumulo di cellule senescenti, disfunzionali e mutate. La risposta immunitaria diminuisce e anche il rischio di tumori e malattie degenerative aumenta. La tendenza generale è a una diminuzione di entrambi i tipi di immunità (acquisita e innata).

I linfociti T

Con l’avanzare dell’età il numero totale di linfociti T può diminuire significativamente. Tuttavia, anche in assenza di variazioni significative dei loro livelli, il rischio di contrarre infezioni o di sviluppare malattie tipicamente associate all’invecchiamento (come i tumori) aumenta a causa della riduzione dello spazio disponibile per nuove cellule immunitarie. Infatti i linfociti T senescenti, più resistenti alla morte cellulare, tendono ad accumularsi, mentre la produzione di nuovi linfociti T e la loro capacità di differenziarsi in cellule mature diminuisce. 

Entrambe le popolazioni di linfociti T – le cellule T helper (CD4+) e i linfociti T citotossici (CD8+) – possono diminuire. Tuttavia, a preoccupare particolarmente è l’inversione del rapporto CD4+/CD8+, una caratteristica di una condizione tipicamente associata all’invecchiamento – il cosiddetto immune risk phenotype (IRP) – considerata un indicatore di un rischio per la salute aumentato. Infatti percentuali elevate di linfociti T CD8+, combinate con bassi livelli di linfociti T CD4+ e una scarsa proliferazione dei linfociti T nel sangue periferico, sono associate a un significativo aumento della mortalità nella popolazione anziana.

Il rapporto CD4+/CD8+ può essere alterato anche da infezioni virali, inclusa quella da Citomegalovirus (CMV). In effetti la positività al CMV è una delle più importanti cause di invecchiamento del sistema immunitario. Il virus, che dopo la prima infezione rimane per tutta la vita nell’organismo, stimola in modo cronico i linfociti T CD8+, promuovendone l’aumento. Di conseguenza, i linfociti T CD4+ diminuiscono. Nonostante una gran parte della popolazione adulta sia positiva al CMV, in pochi ne sono consapevoli. L’analisi del rapporto CD4+/CD8+ può fornire informazioni significative sullo stato del sistema immunitario, svelando compromissioni non sospettate.

I linfociti B

I livelli di linfociti B variano significativamente nel corso della vita. Subito dopo la nascita il loro numero totale raddoppia, per poi rimanere stabile fino ai 2 anni, quando inizia a diminuire gradualmente fino ai valori tipici dell’età adulta. Da questo momento i loro livelli si stabilizzano fino a quando, con l’invecchiamento, la produzione di linfociti B nel midollo osseo diminuisce significativamente. In particolare, l’infiammazione cronica associata all’invecchiamento può inibire la produzione di nuovi linfociti B.

Le cellule NK

La riduzione della citotossicità delle cellule NK è associata all’aumento della morbilità e della mortalità. Viceversa, una popolazione di cellule NK attiva è associata a longevità e buono stato di salute. 

L’invecchiamento è caratterizzato da un aumento delle cellule NK nel sangue, ma a partire dai 50 anni la loro produzione diminuisce; ciò suggerisce che la popolazione anziana sia caratterizzata da una maggiore percentuale di cellule NK “invecchiate”. Le cellule NK CD56bright, corrispondenti alla forma meno matura, diminuiscono; questo provoca un aumento compensatorio della produzione di molecole coinvolte nell’infiammazione. Allo stesso tempo si assiste a un aumento delle cellule NK CD56-CD16+, a loro volta caratterizzate da un’alterata produzione delle molecole che controllano l’infiammazione.

I monociti

Nelle persone sane, il 95% circa dei monociti è rappresentato dalla forma “classica”, caratterizzata da un’elevata espressione del marcatore CD14 e dall’assenza dell’espressione del marcatore CD16 (CD14++CD16-). A partire dai 50 anni di età inizia invece ad aumentare la sottopopolazione dei monociti “non-classici” CD14+CD16+. Allo stesso tempo, però, la loro funzionalità diminuisce, mentre aumenta la loro capacità di produrre molecole proinfiammatorie.

Dopo i 60 anni la riduzione dei monociti classici è significativa. Ad età più avanzate anche i monociti non-classici diminuiscono, mentre aumenta un’altra sottopopolazione di cellule CD16+, i monociti “intermedi” CD14++CD16+. L’aumento delle sottopopolazioni di monociti CD16+ (non-classici e intermedi) correla con lo sviluppo di patologie associate all’infiammazione cronica (come le malattie cardiovascolari, l’obesità, il diabete, l’artrite e le patologie infiammatorie intestinali). Questo aumento può però essere efficacemente contrastato. In caso di obesità, per esempio, sia l’intervento dietetico sia la chirurgia bariatrica permettono di ridurre i livelli di monociti CD16+.

La vitamina D

Le carenze di vitamina D sono associate all’aumento della suscettibilità alle infezioni e alla prevalenza delle malattie autoimmuni. Viceversa, evitarle promuove un miglior funzionamento del sistema immunitario.

Purtroppo la poca disponibilità di vitamina D di origine alimentare, unita alla scarsa produzione in seguito all’esposizione ai raggi solari, fa sì che fino al 40% della popolazione adulta possa ritrovarsi alle prese con una carenza. L’invecchiamento aumenta ulteriormente questo rischio, portandone con sé altri: fratture, infezioni, malattie cardiovascolari, retinopatia diabetica, emicrania, tumori e fragilità.

La supplementazione è una strategia efficace per correggere queste carenze e promuovere il buon funzionamento del sistema immunitario. L’assunzione quotidiana di vitamina D, per esempio, è stata associata alla protezione dalle infezioni respiratorie acute.

A chi è consigliato IMMUNEBALANCE

IMMUNEBALANCE è consigliato a chiunque voglia intercettare i segnali dell’invecchiamento, per una prevenzione attiva dei problemi di salute promossi dallo scorrere degli anni.

Il test può essere effettuato a qualsiasi età, indipendentemente dal proprio stato di salute. Infatti anche uno stato di apparente benessere potrebbe nascondere alterazioni dell’equilibrio del sistema immunitario associate a un aumento dei rischi per la propria salute.

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Come si esegue il test

Il test IMMUNEBALANCE richiede un semplice prelievo di sangue all’interno del quale vengono valutati i livelli delle cellule dell’immunità e della vitamina D. I campioni vengono inviati ai laboratori di Bioscience Institute, dove vengono processati e analizzati.

I risultati delle analisi vengono forniti sotto forma di un report in cui vengono evidenziate eventuali condizioni di disequilibrio. Il report non costituisce in nessun caso una diagnosi di malattia, ma può aiutare, sotto la guida di un medico, a mettere in atto strategie per promuovere un invecchiamento in salute intercettando alterazioni dell’equilibrio delle difese immunitarie.

Richiedi IMMUNEBALANCE

Richiedi maggiori informazioni su come sottoporti al test IMMUNEBALANCE. Valutando l’equilibrio delle tue difese immunitarie potrai ridurre i fattori di rischio per lo sviluppo di malattie associate all’invecchiamento.

Chiama il Numero Verde 800 690914, oppure compila il modulo sottostante per essere contattato/a, senza alcun impegno da parte tua, da uno dei nostri esperti.

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