La lotta al cancro passa anche dal microbioma, e le terapie che consentono di modificare la composizione della flora intestinale potrebbero diventare cure antitumorali sempre più diffuse. A puntare i riflettori sull’argomento sono stati gli esperti intervenuti al convegno virtuale 2021 dell’American Association of Cancer Research (AACR), che hanno discusso di come non solo studi preclinici, ma anche più avanzati studi clinici abbiano dimostrato che cambiamenti mirati del microbioma possono influenzare positivamente la risposta ai trattamenti contro il cancro.
Il ruolo del microbiota nel cancro
Il microbioma umano è l’insieme di tutti i geni del microbiota, la comunità di microbi che vive nel nostro organismo. La popolazione più conosciuta e studiata è quella che colonizza l’intestino, per questo nota come microbiota intestinale. Queste comunità microbiche sono però sparse anche in molti altri distretti corporei (per esempio sulla pelle e nella vagina).
Dalla loro scoperta, gli studi sulla loro funzione e sui loro effetti sulla salute si sono moltiplicati. Ne è emerso un ruolo anche nello sviluppo del cancro. A volte, il legame dipende dalla presenza di una singola specie microbica; per esempio, il cancro dello stomaco è associato all’Helicobacter pylori, quello della vescica a Salmonella enterica typhi, quello del colon-retto a Bacteroides fragilis e quello del fegato all’Helicobacter hepaticus. Altre volte, a entrare in gioco sono caratteristiche più generali, come la densità dei microbi a livello delle mucose.
Oltre a quelle già citate, altre forme tumorali associate al microbiota sono il cancro alla prostata, quello al seno, il sarcoma, il linfoma, il tumore del pancreas e il cancro dell’ovaio. Secondo quanto emerso nel corso del convegno dell’AACR, la presenza di DNA microbico nel sangue predice la presenza di ben 33 tipi di tumori e, ad oggi, sono stati identificati almeno 20 biomarcatori di origine microbica solo per il cancro del colon-retto.
Il microbiota e le terapie antitumorali
Modificare il microbioma può influenzare a tal punto l’efficacia delle terapie antitumorali da far sì che pazienti che non reagiscono ai trattamenti inizino a rispondere alle cure. Non solo, alterare di proposito la flora batterica può consentire di ridurre la tossicità di alcuni trattamenti e influenzare la sopravvivenza dei pazienti.
Più in particolare, un microbiota ricco di alcuni batteri (fra gli altri, Akkermansia, Bifidobacterium e Faecalibacterium) predice la risposta all’immunoterapia. D’altra parte, l’uso di antibiotici (che alterano la flora batterica uccidendo molti microbi) poco prima o durante l’immunoterapia inibisce la risposta al trattamento sia nel cancro del polmone non a piccole cellule, sia nel carcinoma a cellule renali e nel melanoma.
«Sappiamo che le interazioni con il sistema immunitario mediate dai batteri sono essenziali per un’efficienza ottimale dei farmaci», ha spiegato Siew C. Ng, esperta del Microbiome I-Centre dell’Università Cinese di Hong Kong. «Il giusto microbioma può creare un microambiente tumorale favorevole che permetta di avere la meglio sul cancro e sulla resistenza ai trattamenti».
L’analisi del microbiota nella prevenzione e nella cura del cancro
Oggi è possibile scoprire la composizione del proprio microbiota con un’analisi semplice e indolore. MICROBALANCE è il test di Bioscience Institute che permette di farlo effettuando il prelievo in totale autonomia, nella propria casa. Il campione deve essere poi spedito ai laboratori Bioscience, dove grazie alle più avanzate tecniche di sequenziamento del DNA vengono identificati i microbi che costituiscono la comunità analizzata.
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Bibliografia
- BioPharma-Reporter.com. Changing the paradigm: Microbiome modulation may become the next “pillar” in cancer treatment.