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Negli Stati Uniti, la nascita di una coppia di gemelli da embrioni congelati 30 anni fa fissa un nuovo record, spostando in avanti il limite temporale fino al quale si ha la prova di poter “mettere da parte” materiale biologico con il metodo della crioconservazione.

Lo scorso 31 ottobre Lydia e Timothy Ridgeway sono stati dati alla luce da una donna che ha “adottato” degli embrioni gemelli donati al National Embryo Donation Center di Knoxville (Tennessee) da una copia anonima che li aveva congelati nella primavera dell’ormai lontano 1992, ossia ben 30 anni fa. Con la loro nascita, Lydia e Timothy hanno battuto il record di crioconservazione stabilito da Molly Gibson, nata nel 2020 da un embrione congelato circa 28 anni prima. Non solo, la nascita di Lydia e Timothy dimostra che è possibile crioconservare per quasi 30 anni del materiale biologico, cellule staminali incluse, senza che la loro qualità ne risenta.

Cos’è la crioconservazione?

La crioconservazione consiste nella conservazione di materiale biologico a temperature estremamente basse (- 196 °C), all’interno di azoto liquido. Spesso questo materiale corrisponde a gameti (oociti e spermatozoi), embrioni generati mediante fecondazione in vitro (FIV) o cellule staminali che possono essere ottenute da diversi tessuti, come le cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale e le cellule staminali mesenchimali da tessuto adiposo.

La crioconservazione può quindi rappresentare una tecnica fondamentale negli approcci mirati alla conservazione della fertilità. Può per esempio consentire alle donne e agli uomini che devono sottoporsi a trattamenti antitumorali di mettere da parte i proprio gameti, che potrebbero essere irrimediabilmente danneggiati, per esempio, dalla radioterapia. Inoltre, consente alle giovani donne di congelare i loro oociti, di buona qualità proprio perché giovani, per posticipare per motivi socio-economici il loro desiderio di gravidanza. Oppure, dopo una FIV, permette di conservare gli embrioni che non sono stati trasferiti in utero per poter essere eventualmente utilizzati in successivi tentativi di trasferimento.

Chiunque può però decidere di crioconservare altro materiale biologico per utilizzarlo per scopi diversi rispetto alla conservazione della propria fertilità o alla procreazione medicalmente assistita. Per esempio, le cellule staminali da cordone ombelicale possono essere conservate per essere eventualmente utilizzate per trattare alcune patologie, come quelle ematologiche e del sistema linfatico; anche le cellule staminali da tessuto adiposo (Adipose-Derived Stem Cell, ADSC) possono avere numerose applicazioni cliniche, dalla Medicina Rigenerativa (per esempio in ortopedia rigenerativa, nel trattamento della menopausa precoce, della disfunzione erettile e della xerostomia, oppure nella terapia anti-aging IV) al Body Shaping (per esempio nel rimodellamento del viso, oppure nell’aumento del volume del seno, dei glutei o del pene).

Quanto può durante la crioconservazione?

La crioconservazione ha dei costi e chi vuole conservare il proprio materiale biologico congelato in banche private, come quella di Bioscience Institute, deve pagare per poterlo fare. Per questo Bioscience ha fissato un limite temporale oltre il quale il materiale congelato non può più essere conservato; per farlo, si è basata sulle prove scientifiche della possibilità di utilizzare con successo il materiale congelato dopo tale limite temporale. Il timore è che usare le cellule staminali, i gameti o gli embrioni crioconservati troppo a lungo possa compromettere il successo della gravidanza o dei trattamenti in cui verranno utilizzati e che, quindi, continuare a pagare per conservare materiale troppo vecchio sia uno spreco inutile di risorse.

Proprio per questo diffuso timore i genitori di Lydia e Timothy hanno deciso di adottare i loro embrioni: sapevano che sono poche le coppie disposte ad adottare embrioni congelati così tanto tempo fa, a causa della paura che siano troppo vecchi per poter sperare in una gravidanza che vada a buon fine. Questa paura si aggiunge al fatto che, di per sé, il tasso di sopravvivenza degli embrioni scongelati è dell’80% e che la probabilità che il trasferimento in utero di un embrione congelato abbia come esito la nascita di un bambino vivo si aggira tra il 25 e il 40%. Ma la nascita di Lydia e Timothy fornisce una prova la vitalità e della qualità di embrioni congelati da ormai 30 anni, estendendo proprio ad almeno 30 anni il limite noto per la crioconservazione del materiale biologico – quindi non solo degli embrioni ma anche di cellule come i gameti e le staminali.

L’età che conta

Secondo diversi esperti il materiale biologico può essere criocoservato per un periodo pressoché illimitato, perché temperature di conservazione così basse bloccano, essenzialmente, tutti i processi biologici. Ciò significa che, di fatto, le cellule e gli embrioni congelati non invecchiano. Al contrario, l’età del donatore al momento della crioconservazione può fare la differenza. Per esempio, dagli oociti di donne giovani si possono ottenere embrioni con una maggiore probabilità di sopravvivere.

Per questo motivo, anche se non è mai troppo tardi per congelate le tue cellule staminali, non esitare a farlo non appena ne senti il desiderio! Chiedi maggiori informazioni sulla crioconservazione delle tue cellule staminali contattandoci all’indirizzo info@bioinst.com o al Numero Verde 800 690 914, oppure visita la nostra pagina web dedicata alla conservazione delle cellule staminali!

Bibliografia

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