Con l’avanzare dell’età il numero totale di linfociti T può diminuire significativamente. Tuttavia, anche in assenza di variazioni significative dei loro livelli, il rischio di contrarre infezioni o di sviluppare malattie tipicamente associate all’invecchiamento (come i tumori) aumenta a causa della riduzione dello spazio disponibile per nuove cellule immunitarie. Infatti i linfociti T senescenti, più resistenti alla morte cellulare, tendono ad accumularsi, mentre la produzione di nuovi linfociti T e la loro capacità di differenziarsi in cellule mature diminuisce.
Entrambe le popolazioni di linfociti T – le cellule T helper (CD4+) e i linfociti T citotossici (CD8+) – possono diminuire. Tuttavia, a preoccupare particolarmente è l’inversione del rapporto CD4+/CD8+, una caratteristica di una condizione tipicamente associata all’invecchiamento – il cosiddetto immune risk phenotype (IRP) – considerata un indicatore di un rischio per la salute aumentato. Infatti percentuali elevate di linfociti T CD8+, combinate con bassi livelli di linfociti T CD4+ e una scarsa proliferazione dei linfociti T nel sangue periferico, sono associate a un significativo aumento della mortalità nella popolazione anziana.
Il rapporto CD4+/CD8+ può essere alterato anche da infezioni virali, inclusa quella da Citomegalovirus (CMV). In effetti la positività al CMV è una delle più importanti cause di invecchiamento del sistema immunitario. Il virus, che dopo la prima infezione rimane per tutta la vita nell’organismo, stimola in modo cronico i linfociti T CD8+, promuovendone l’aumento. Di conseguenza, i linfociti T CD4+ diminuiscono. Nonostante una gran parte della popolazione adulta sia positiva al CMV, in pochi ne sono consapevoli. L’analisi del rapporto CD4+/CD8+ può fornire informazioni significative sullo stato del sistema immunitario, svelando compromissioni non sospettate.