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Si chiama Molly e l’embrione da cui è nata è stato congelato circa 28 anni fa. Ecco la storia della bimba da record che dimostra la possibilità di conservare per quasi tre decenni materiale biologico congelato, come le cellule staminali, mantenendo intatte qualità ed età biologica.

Apparentemente è una bimba come tante altre: alla nascita, lo scorso 26 ottobre, pesava poco più di 3 kg; ha una mamma, un papà e una sorella nata 3 anni prima di lei; gode di buona salute ed è venuta alla luce con un parto non particolarmente problematico. Eppure è una neonata da record mondiale. Molly, infatti, è stata concepita circa 28 anni fa grazie a procedure di fecondazione in vitro. L’embrione ottenuto, opportunamente congelato, era stato poi donato dai genitori biologici e crioconservato fino a quando la madre che l’ha data alla luce, insieme al marito, hanno deciso di adottarlo. Una pratica che negli Stati Uniti è possibile e che ha permesso di nascere non solo a Molly ma anche alla sorella, Emma, che è sì nata 3 anni prima di lei, ma che tecnicamente è la sua gemella. I due embrioni, infatti, sono stati congelati contemporaneamente.

In effetti nascendo Molly ha battuto il record che era stato stabilito proprio dalla sorellina Emma, spostando l’età dell’embrione crioconservato più a lungo prima di essere impiantato in un utero e di dare luogo alla nascita di un bambino da 25 a 28 anni. Un record che fa fare un balzo in avanti al limite fino al quale è possibile pensare di conservare, vitale, del materiale biologico congelato.

L’efficacia della crioconservazione

Osservata più da vicino, la nascita di Molly dimostra anche che a 28 anni dal congelamento l’età biologica del materiale biologico crioconservato rimane invariata. Data la grande quantità di embrioni e cellule staminali congelati decenni fa oggi presenti nelle biobanche sparse in tutto il mondo, la notizia ha una forte rilevanza per il mondo scientifico.

D’altra parte, sono gli stessi esperti a sottolineare come non ci sia alcun motivo per dubitare che la crioconservazione, se condotta in modo opportuno, permetta di mantenere intatta la qualità del materiale biologico congelato. Lo ha per esempio sottolineato Arianna Pacchiarotti, responsabile della Procreazione Medicalmente Assistita dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, intervistata da Sky Tg24 proprio per commentare la notizia della nascita di Molly. Pacchiarotti ha ricordato che gli embrioni vitali selezionati per essere congelati non vanno incontro ad alcun problema se vengono conservati correttamente, anzi; la stessa Pacchiarotti ipotizza che possano essere crioconservati anche più a lungo. E Brian Levine, il direttore della clinica per la fertilità CCRM di Manhattan interpellato sul caso dal New York Post, ha sottolineato come le nuove tecniche di congelamento utilizzate nel ventunesimo secolo potrebbero permettere di prolungare ulteriormente il periodo in cui il gli embrioni congelati rimangono vitali rispetto a quelli conservati negli anni ’90 del secolo scorso, come gli embrioni da cui sono nate Emma e Molly.

Non solo embrioni

Il nuovo record allunga la vita non solo degli embrioni attualmente crioconservati, ma di tutto il materiale biologico congelato e depositato nelle biobanche. Una buona notizia anche per tutti coloro che hanno deciso di crioconservare le proprie cellule staminali o quelle dei loro figli nelle facility di Bioscience Institute.

Infatti Bioscience propone un contratto di crioconservazione che ha una durata iniziale di 20 anni basandosi sui risultati di una pubblicazione scientifica che ha dimostrato che cellule staminali emopoietiche crioconservate per 21 anni possono essere trapiantate con successo nell’essere umano. La nascita di Molly conferma la validità di questa offerta, aprendo la possibilità a un’estensione della durata della conservazione basata su evidenze scientifiche della sua efficacia.

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