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Un nuovo studio pubblicato su Science Translational Medicine conferma l’utilità dell’analisi del microbioma intestinale dimostrando l’associazione tra la sua composizione e la steatosi epatica non alcolica (Non-Alcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD). Gli autori, coordinati da esperti del Leibniz Institute for Natural Product Research and Infection Biology – Hans Knöll Institute di Jena (Germania), hanno sviluppato un modello per predire il rischio e la progressione di questa malattia del fegato a partire dalla composizione della flora batterica intestinale.

Il microbioma intestinale e la NAFLD

Con l’espressione “microbioma intestinale” si intende l’insieme dei genomi dei microbi che vivono nell’intestino. Questi microbi influenzano diversi aspetti della salute umana; per esempio, possono modulare fattori associati al rischio cardiometabolico dell’ospite.

Nel fegato di chi soffre di NAFLD – una delle malattie epatiche più comuni nei Paesi industrializzati – si accumula un eccesso di grasso. Fra i principali fattori di rischio per questa condizione sono inclusi diabete di tipo 2, obesità, pressione alta e alterazione dei lipidi nel sangue. Se non diagnosticata o non gestita adeguatamente, la NAFLD può degenerare in gravi problemi epatici: insufficienza, cirrosi o tumori.

Il legame tra il microbioma intestinale e la NAFLD era già emerso in passato; in questo nuovo studio è stato dimostrato che la composizione della flora intestinale di una persona sana può essere analizzata per predire il rischio di sviluppare questa malattia e il modo in cui evolverà.

Lo studio che prova la fattibilità

All’inizio di questo nuovo studio, gli autori hanno raccolto campioni di sangue e feci di tutti i partecipanti; le feci sono il materiale di partenza richiesto per effettuare l’analisi del microbioma. Alla visita di controllo (4,6 anni dopo) 90 partecipanti avevano sviluppato la NAFLD; le analisi di questi individui sono state confrontate con quelle di 90 partecipanti che non avevano sviluppato la malattia. Con i dati ottenuti è stato sviluppato un sofisticato modello informatico in grado di predire la NAFLD sulla base delle caratteristiche della flora intestinale.

Le caratteristiche del microbioma riescono a predire l’accumulo di grassi nel fegato e il grado di NAFLD meglio rispetto ad altri modelli clinici utilizzati per fare predizioni di questo tipo. «Abbiamo confermato l’importanza biologica delle caratteristiche del microbioma testando la loro capacità diagnostica in 4 coorti caso-controllo esterne (…) di provenienza asiatica, europea e statunitense», sottolineano gli autori, concludendo: «I nostri risultati aumentano la possibilità di utilizzare il microbioma intestinale come campanello d’allarme precoce dello sviluppo della NAFLD».

L’analisi del microbioma: strumento per strategie di prevenzione personalizzate

Come ha spiegato Gianni Panagiotou, coordinatore dello studio, la steatosi epatica non alcolica è una malattia silenziosa, nella maggior parte dei casi asintomatica. In genere viene diagnosticata per caso, in fasi in cui il rischio di serie complicazioni è maggiore. «Questo studio ci fornisce prove dell’utilità dell’analisi del microbioma per difendersi da questa malattia e dalle sue complicanze», spiega Armando Castiello, Branch Manager presso Bioscience Institute. L’azienda propone un test per l’analisi del microbiota intestinale, MICROBALANCE, che permette di scoprire le caratteristiche della propria flora intestinale, incluso un profilo funzionale.

«La diagnosi precoce è fondamentale per combattere molte malattie, ma per fare una vera prevenzione è necessario intercettare i fattori di rischio», prosegue Castiello. «Questo vale per la NAFLD così come per altre condizioni cardiometaboliche e per diverse patologie anche gravi, come il cancro. Gli strumenti che permettono di intercettare i fattori e le condizioni che predicono il rischio permettono ai medici di agire anche prima della diagnosi, quando siamo sani, aumentando la possibilità di evitare il problema. E l’analisi dei fattori e delle condizioni che predicono la potenziale evoluzione di una malattia può aiutare a scegliere la miglior strategia per gestirla e ridurre il rischio di complicazioni».

Specifiche caratteristiche del microbioma intestinale sono state associate all’aumento di specifici rischi per la salute. «Basandoci su questi e altri risultati possiamo dire che l’analisi del microbioma intestinale è un valido strumento sia per prevenire sia per gestire le malattie. Oltre a valutare il rischio e la progressione della NAFLD, può essere utilizzato per verificare la presenza di microbi associati, per esempio, all’aumento del rischio cardiovascolare o di quello di cancro del colon».

Per maggiori informazioni sull’analisi del microbioma intestinale, visita la pagina del sito web di Bioscience Institute dedicata a MICROBALANCE, oppure contattaci all’indirizzo email info@bioinst.com o al Numero Verde 800 690 914. I nostri biologi risponderanno alle tue domande senza alcun impegno da parte tua.

Fonti

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