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Spesso la prevenzione dei tumori è percepita come un processo passivo. In realtà, tutti possiamo agire attivamente per ridurre il nostro rischio di sviluppare un cancro. Lo strumento con cui possiamo farlo è la cancer driver interception, che permette di interrompere il processo di cancerogenesi in qualunque delle sue fasi, prima della comparsa di una malattia invasiva, agendo sui fattori che ne promuovono lo sviluppo. Scopriamo cosa sono i cancer driver e come possiamo intercettarli (molto) prima di una diagnosi di tumore.

Spesso l’obiettivo di chi lotta contro i tumori è trovare di cure o trattamenti efficaci – il che è facilmente comprensibile. È però bene ricordare che l’unico vero modo per eliminare il cancro alle sue radici è prevenirlo.

Nell’immaginario comune ciò significa dover evitare i fattori di rischio (come il fumo di tabacco) per prevenire lo sviluppo della malattia (per esempio, del tumore del polmone) oppure partecipare ai programmi di screening che permettono di diagnosticare precocemente forme specifiche di cancro. In particolare, la diagnosi precoce può aiutare a prevenire i decessi associati ai tumori, perché permette di trattarli quando sono nelle loro prime fasi di sviluppo; non si tratta, però, di uno strumento in grado di prevenire la comparsa del cancro.

Per di più c’è un’interesse sempre maggiore da parte delle persone nei confronti di strategie che possano aiutarle a ridurre la loro preoccupazione di poter sviluppare un tumore. Questo significa che l’obiettivo della diagnosi precoce (cioè evitare di morire dopo una diagnosi di cancro) non coincide sempre con quello delle persone, che a volte avvertono semplicemente (e spontaneamente) la necessità di fare qualcosa, piuttosto che non fare nulla, per ridurre il proprio rischio di sviluppare un tumore.

La prevenzione primaria (cioè quell’insieme di accorgimenti mirati a ridurre fattori di rischio esterni generici, come il consumo di alcol, abitudini alimentari poco salutari e, come accennato, il fumo) non risponde sempre all’esigenza manifestata da queste persone desiderose di fare qualcosa per ridurre il proprio rischio di tumore. Spesso, infatti, è percepita come un approccio passivo basato su privazioni (niente fumo, niente alcol, niente salumi, e così via), cioè come qualcosa di molto diverso dal loro desiderio di fare qualcosa di concreto per ridurre il rischio sviluppare un cancro.

La cancer driver interception rappresenta la risposta a questo desiderio.

Il cancro può impiegare decenni per svilupparsi

Il cancro origina da un processo di trasformazione di cellule normali in cellule tumorali che può durare anni o addirittura decenni; durante questo periodo (la cosiddetta fase prodromica) si è apparentemente sani e totalmente asintomatici mentre, in realtà, diversi fattori stanno già promuovendo attivamente questa trasformazione. Alcuni di questi fattori sono modificabili; ciò significa che è possibile agire su di essi per contrastare il rischio di cancro.

La cancer driver interception consiste nell’interrompere la cancerogenesi in qualsiasi momento precedente lo sviluppo di un tumore invasivo agendo proprio su questi fattori, detti “cancer driver”.

Una volta intercettati, i cancer driver modificabili possono essere monitorati. Ciò permette di avere un riscontro sia della progressione della fase prodromica, sia dell’efficacia delle strategie messe in atto per contrastare i cancer driver intercettati, come la chemoprevenzione, cioè l’uso di farmaci, vitamine o altri agenti per ridurre il rischio di sviluppare un tumore.

La prevenzione cardiovascolare come modello per la cancer driver interception

Anche lo sviluppo delle patologie cardiovascolari può essere intercettato con questo approccio. In effetti, la prevenzione delle malattie che colpiscono cuore e arterie prevede già da tempo di utilizzare farmaci per ridurre i fattori di rischio cardiovascolare, per esempio gli anti-ipertensivi o i farmaci per abbassare il colesterolo.

Peraltro, l’intercettazione del rischio cardiovascolare è una strategia ormai ampiamente accettata. Pazienti con ipertensione grave o con scompenso cardiaco di classe III/IV assumono farmaci contro la pressione alta, le statine sono utilizzate senza particolari timori da persone con infarto pregresso o colesterolo molto alto, e la terapia con aspirina viene assunta senza troppe remore da pazienti reduci da infarti o ictus. Un tempo utilizzate con successo in presenza di malattia in fase avanzata, oggi queste terapie vengono impiegate di routine nella prevenzione.

In modo analogo, lo sviluppo del cancro può essere intercettato utilizzando agenti in grado di ridurre il rischio. Per esempio, l’uso a scopo preventivo di sostanze efficaci contro il cancro ai polmoni negli ex-fumatori dimostra come sia possibile prevenire i tumori con questo approccio nuovo, attivo, prima che si manifesti una forma invasiva della malattia..

Tuttavia, ad oggi anche persone con un livello di istruzione elevato e inclini a mettere in atto approcci di prevenzione attiva mostrano una certa ritrosia ad accettare l’idea di poter intercettare il cancro. Ciò fa sì che il rischio che eventuali trattamenti chemopreventivi (come l’assunzione di farmaci in grado di contrastare l’insorgenza del cancro al seno) vengano abbandonati sia dietro l’angolo.

Fra le preoccupazioni che ostacolano la messa in pratica di questo approccio c’è quella su eventuali effetti tossici, come gli eventi cardiovascolari avversi associati ai farmaci antinfiammatori non steroidei (i Fans, come il celecoxib) utilizzati per intercettare il cancro del colon retto. I pazienti dovrebbero però tener presente che, se, di base, il rischio cardiovascolare o i livelli di proteina C-reattiva (un noto marcatore di infiammazione) sono bassi, questo rischio non sussiste.

Quest’ultimo esempio evidenzia come i possibili effetti collaterali della chemoprevenzione possano essere evitati scegliendo un approccio personalizzato alla cancer driver interception. Bisogna poi considerare che nemmeno l’uso di farmaci nella prevenzione cardiovascolare è esente da possibili effetti collaterali, ma che questa eventualità è generalmente accettata. La propensione generale ad accettare questo rischio solo nel caso della prevenzione cardiovascolare sottolinea la necessità di colmare le differenze tra l’educazione in tema di riduzione del rischio cardiovascolare e quella in tema di riduzione del rischi di cancro.

Un’altra possibile spiegazione della ritrosia mostrata nei confronti della cancer interception è che mentre la riduzione del rischio cardiovascolare si basa su condizioni misurabili ben note (come l’ipertensione e il colesterolo alto) che possono essere monitorate per verificare l’efficacia dei trattamenti, i pazienti conoscono meno sia i cancer driver modificabili sia il concetto di fase prodromica del cancro.

Anche nel caso dei tumori, però, esiste almeno un buon esempio di condizione modificabile, misurabile e piuttosto nota: la presenza di adenomi del colon, che precede lo sviluppo del cancro del colon retto. Il numero di adenomi può essere ridotto utilizzando l’aspirina, che è stata associata alla riduzione dell’incidenza e della mortalità di questo tumore. Inoltre, è possibile ridurre sia rischio sia mortalità del cancro del colon retto intervenendo chirurgicamente sugli adenomi.

Grazie alla cancer driver interception è possibile sottoporsi a test periodici per valutare il rischio di sviluppare la malattia e monitorare l’efficacia dei trattamenti mirati a ridurlo anche nel caso dei tumori, proprio come ci si sottopone a regolari esami del sangue per dosare il colesterolo e valutare, così, l’efficacia delle terapie ipocolesterolemizzanti.

Perché c’è bisogno di fare cancer driver interception?

Il cancro è una delle prime cause di decesso in tutto il mondo. Nel 2020 è stato il responsabile di quasi10 milioni di morti; la metà di questi decessi è da attribuire a tumori del polmone, del colon retto, del fegato, dello stomaco e al seno. Allo stesso tempo, purtroppo, non sono mancate le nuove diagnosi. Nel caso del cancro al seno sono state 2,26 milioni, in quello del cancro al polmone 2,21 milioni, e in quello dei tumori della prostata, della pelle (esclusi i melanomi) e dello stomaco, rispettivamente, 1,41, 1,20 e 1,09 milioni.

In molte nazioni degli Stati Uniti, negli ultimi 40 anni, mentre il cancro si è trasformato nella principale causa di decesso, la prevenzione basata sulla riduzione del rischio ha contribuito a una stabile diminuzione delle morti per cause cardiache. Basti pensare che, mentre nel 1999 la mortalità in funzione all’età per cause cardiache era più elevata rispetto a quella per tumori in tutti gli Stati, nel 2016 la situazione si era capovolta in ben 19 nazioni.

«L’età è uno dei fattori di rischio cardiovascolare più importanti e la popolazione mondiale sta invecchiando, raggiungendo età più a rischio di cancro. Per di più, la disponibilità di trattamenti sempre più efficaci ha aumentato l’aspettativa di vita dei pazienti oncologici, ma il rischio di cancro corso dai sopravvissuti è più elevato», spiega Giuseppe Mucci, CEO di Bioscience Institute. L’azienda, con diverse sedi in tutto il mondo, è leader nel campo dei test biomolecolari per valutare il reale stato di salute degli individui asintomatici. «Questo crescente impatto del cancro può essere smorzato solo da un approccio in cui gli sforzi per migliorare i trattamenti sono accompagnati a un aumento della cancer interception. Questo secondo approccio è più vantaggioso in termini di rapporto costi/benefici, costa meno vite umane e ridurrà ulteriormente l’impatto del cancro sulla salute e sul benessere pubblici».


«Oggigiorno», conclude Mucci, «è possibile spostare l’attenzione dalla diagnosi precoce e dalla generica riduzione dei fattori di rischio esterni all’intercettazione dei cancer driver modificabili. E sappiamo che, così come possiamo monitorare l’ipertensione, l’ipertrigliceridemia, l’obesità e altri fattori di rischio che promuovono lo sviluppo delle malattie cardiovascolari, possiamo monitorare anche i fattori cancer driver».
».

Cosa sono i cancer driver?

Fra i cancer driver, l’instabilità genomica è la principale condizione fisiologica in grado di promuovere lo sviluppo del cancro.

Sappiamo che i geni sono determinanti per il rischio di cancro. Sono responsabili della suscettibilità ereditaria a sviluppare la malattia, e diversi fattori di rischio per il cancro sono associati all’accumulo di mutazioni che promuovono la trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali. Le cellule che accumulano queste mutazioni sono geneticamente instabili, e l’instabilità genomica è una caratteristica della fase prodromica del cancro.

Altri importanti cancer driver (l’infiammazione cronica, gli squilibri immunitari e le alterazioni del microbiota) creano un ambiente favorevole alla transizione da cellule pre-maligne a cellule maligne. Possono sia promuovere l’instabilità genomica, sia insistere su di essa, amplificando così il rischio di cancro.

Le cellule infiammatorie possono produrre molecole, come le specie reattive dell’ossigeno (ROS), che possono danneggiare il DNA e, di conseguenza, generare mutazioni. Gli squilibri immunitari possono ridurre la capacità delle difese naturali dell’organismo di uccidere le cellule tumorali. Anche il microbiota (cioè la popolazione di microbi che vive sulle superfici interne ed esterne dell’organismo) può avere un ruolo; a volte, la cancerogenesi è associata alla presenza di singole specie microbiche, mentre in altri casi entrano in gioco squilibri del microbiota (le cosiddette disbiosi).

L’intercettazione e la gestione dei cancer driver: la soluzione di Bioscience Institute

Bioscience Institute propone un programma che consente di intercettare e gestire i cancer driver modificabili partendo dal monitoraggio dei fattori che promuovono l’instabilità genomica, il principale promotore dello sviluppo del cancro.

Il primo, cruciale, passaggio consiste nell’analisi della sequenza di geni coinvolti nel mantenimento della stabilità genomica, come quelli codificanti per fattori responsabili della risposta ai danni al DNA. Se mutati, questi geni si comportano come cancer driver; per questo la presenza delle loro versioni mutate dovrebbe spingere a monitorare l’instabilità genomica.

Il secondo passaggio prevede il monitoraggio contemporaneo dei cancer driver secondari: l’infiammazione cronica di basso grado, gli squilibri del sistema immunitario e le disbiosi.

Per ciascun cancer driver, Bioscience Institute ha messo a punto trattamenti chemopreventivi. Con questi trattamenti, il programma di cancer driver interception di Bioscience Institute applica completamente il modello della prevenzione attiva delle malattie cardiovascolari alla cancer driver interception e offre la possibilità di agire prima dello sviluppo del cancro, di combatterlo ben prima della diagnosi precoce, in persone sane, e di monitorare l’efficacia delle strategie basate su stile di vita e chemoprevenzione messe in atto per contrastarne la comparsa.

Per maggiori informazioni sul programma di cancer driver interception di Bioscience Institute, visita il nostro sito web o contattaci all’indirizzo email info@bioinst.com. I nostri biologi risponderanno alle tue domande senza alcun impegno da parte tua.

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